27 novembre 2007

ORDINE DEGLI AGRONOMI E FORESTALI CONTRO AGRONOMI E FORESTALI

Non si comprende perchè gli Ordini degli Agronomi e Forestali d'Abruzzo abbiano così in antipatia gli Agronomi e forestali che lavorano inseriti nelle cooperative.
Eppure sono loro colleghi, che hanno solo scelto un diverso modo di vivere la professione.


Ma quando un Ente affida a un Agronomo - forestale che lavora in una cooperativa una qualunque attività scatta la richiesta dell'Ordine della copia della delibera con motivazione il reperimento di dati per permettere al consiglio dell'ordine la verifica del tipo e contenuto degli incarichi cui possono accedere gli iscritti a questo ordine professionale per evitare l'esercizio improprio della professione.


Addirittura il presidente dell'ordine si dichiara disponibile a passare direttamente o a mezzo di proprio delegato per ritirarla.


Sarebbe bello che tanta solerzia fosse dedicata a tutti gli incarichi affidati ai professionisti, e non solo a quelli affidati ai professionisti che lavorano nelle cooperative. E questa solezia, peraltro, anche quando gli incarichi non riguardano materie protette. E senza contare le Sentenze del Consiglio di Stato che hanno dichiarato perfettamente legittimo l'incarico a professionisti che lavorino in cooperative, il Decreto Bersani e chi più ne ha più ne metta.


Ma qui si parla di esercizio improprio della professione, il che è una sottile offesa verso dei colleghi.


Colleghi di serie B solo perchè hanno un diverso modo di vedere la professione.
Peccato perchè in settori poveri come quello agricolo, e a maggior ragione in quello forestale, di tutto c'è bisogno che di divisioni dettate da interessi personali o di gruppo e del tentativo di denigrare chi ha scelto un altro modo di fare lo stesso lavoro....

22 novembre 2007

SALVIAMO L'ORSO, MA NON ALLONTANIAMO L'UOMO - di Nicola Pisegna Orlando - Vice presidente del Consiglio Regionale d'Abruzzo




10 novembre 2007

Programma di Sviluppo Rurale PSR 2007-2013 – richiesta apertura di DOMANDE DI ADESIONE per le misure forestali


Pubblichiamo la lettera inviata dal Coordinamento dei Consorzi Forestali d'Abruzzo all'Assessore Agricoltura e Foreste della Regione Abruzzo per richiedere l'apertura di pre-nbandi nel settore forestale.


Abbiamo appreso con soddisfazione la decisione assunta dalla Regione Abruzzo di varare, con la delibera 1035 del 29.10.2007, una campagna di “Domande di adesione” per alcune misure del PSR 2007-2013.

Tale delibera limita però la possibilità di presentare tali domande alle sole misure di interesse agricolo, marginalmente al settore forestale con la misura “1.2.3 Accrescimento del valore dei prodotti agricoli e forestali”.

Le motivazioni che hanno portato alla adozione di quella delibera sono invece applicabili anche ad alcune misure riguardanti il settore forestale di grande interesse sia per i Consorzi Forestali che rappresento, sia per i Comuni che ne fanno parte, e quindi per i cittadini delle aree montane.
1.2.2 MIGLIORE VALORIZZAZIONE ECONOMICA DELLE FORESTE - Molti comuni hanno iniziato nel corso del 2007 la redazione o l’aggiornamento dei Piani di Gestione, anche in considerazione del fatto che la misura vincola l’ottenimento dei benefici alla presenza di un piano di gestione o di un piano dei tagli “trasmesso o approvato dalla Regione”. L’apertura di Domande di adesione permetterebbe quindi di rendicontare le spese già sostenute nel 2007, ove tali attività risultassero finanziabili.

Inoltre nella stessa misura è presente l’azione relativa a “Incremento delle potenzialità produttive delle superfici boscate”. Tanti comuni stanno realizzando tali finalità, a totale carico dei cittadini, attraverso le attività messe in essere per assicurare i diritti di uso civico. Tali attività, realizzate nel 2007, potrebbero utilmente essere portate a rendiconto in presenza di domande di adesione.
Potrebbe inoltre essere interessante aprire le domande di adesione anche alla misura 2.2.5 “Ricostituzione del potenziale produttivo forestale e interventi protettivi” ed alla misura 2.2.6 “Sostegno agli investimenti non produttivi – terreni forestali” in considerazione della opportunità di realizzare interventi preventivi, soprattutto degli incendi boschivi e soprattutto sugli impianti di conifere, prima della stagione in cui tali eventi si verificano.

Certo che vorrai prendere in opportuna considerazione la presente e restando di in attesa delle tue decisioni, cordiali saluti


Giovanni Meuti - coordinatore

07 novembre 2007

RITIRATA LA DELIBERAZIONE DI REGOLAMENTO TAGLIO BOSCHI DEL PARCO DEL GRAN SASSO MONTI DELLA LAGA

A seguito delle proteste generalizzate di Enti ed Istituzioni il Commissario del parco del Gran Sasso Monti della Laga ha ritirato la proposta di Regolamento del taglio dei boschi.

Il Coordinamento dei Consorzi Forestali d'Abruzzo esprime la propria soddisfazione!

18 ottobre 2007

REGOLAMENTO TAGLIO BOSCHI - Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga

Pubblichiamo la nota inviata alla Regione Abruzzo dal Coordinamento dei Consorzi Forestali d'Abruzzo in merito alla Deliberazione commissariale 19/07 del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga che intende varare un regolamento per il taglio dei boschi.

In via preliminare si ritiene che La Deliberazione del Commissario Straordinario dell’Ente Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga n. 19 dell’11/09/2007 con la quale è stato adottato il Regolamento “Tagli Boschivi” sia ispirata ad una visione falsamente conservativa che di fatto tende impossibile il governo del bosco secondo i metodi tradizionali, peraltro codificati dalle normative vigenti, tradendo le aspettative della popolazione e contravvenendo in nodo surrettizio a quanto garantito dal Decreto istitutivo del Parco nell’articolo dedicato alla tutela ed alla promozione che recita “Nell’ambito del territorio del Parco sono assicurate l’applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale idonei a realizzare un’integrazione tra uomo ed ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia di valori antropologici, archeologici, storico ed architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali”

Il “Regolamento tagli boschivi”, così come formulato dal Commissario straordinario, non garantisce assolutamente le attività boschive tradizionali affermatesi nel corso di secoli ignorandone, pertanto, il valore antropologico, e non presenta, nel suo impianto, alcuna considerazione tecnica equilibrata e condivisibile; non tiene in alcuna considerazione le caratteristiche socio economiche del territorio; non prevede alcuna forma di partecipazione democratica, proponendo l’esecutività dell’atto di così fondamentale importanza per il territorio e la popolazione dopo 60 giorni di “silenzio assenso”.

Appare peraltro singolare l’operato del Commissario Straordinario dell’Ente Parco, che in questa fase fa le veci del Presidente e del Consiglio Direttivo scaduti a Febbraio 2007, che, correttamente, dovrebbe limitarsi all’adozione degli atti ordinari o urgenti, stante l’assenza di amministratori regolarmente eletti degli Organi Direttivi dell’Ente.

Si ritiene inoltre che qualsiasi Regolamento stralcio, dovrebbe essere adottato ai sensi dell’art. 11, comma 6, della Legge 394/91 “approvato dal Ministro dell’Ambiente, previo parere degli EE.LL. interessati e comunque d’intesa con le Regioni e le Province autonome interessate”, con il parere obbligatorio della Comunità del Parco.

In realtà l’Ente Parco ha richiesto (alle tre Regioni interessate) solo l’inoltro di eventuali Osservazioni, in vece della prescritta intesa, omettendo anche la notifica del provvedimento ai membri di diritto della Comunità del Parco quali Comunità Montane e Province.

Inoltre nella Regione Abruzzo è vigente un sistema normativo per la disciplina delle attività forestali e specificatamente per i tagli colturali disciplinati dall’art. 4 bis della Legge regionale n. 28 del 12.04.1994 come modificata dall’art. 111 L.R. n° 6 dell’8/02/2005. Si ritiene che tale competenza è da ritenere assolutamente inderogabile anche alla luce della potestà legislativa ed amministrativa attribuite alle Regioni dall’art. 117 della Costituzione.

Quanto al contenuto del Regolamento adottato, l’applicazione delle misure previste, come accennato, imporrebbe, di fatto, il blocco totale dell’attività di taglio, in particolare appaiono assolutamente prive di senso le prescrizioni riguardanti:
· il periodo di taglio dal 01 novembre al 30 marzo!!!, in pratica mai in considerazione delle precipitazioni nevose in montagna;
· il divieto di taglio sopra il 30% di pendenza (quasi tutti i boschi si trovano ad una pendenza maggiore);
· esbosco solo a dorso di animali, anche quando il terreno permetterebbe la meccanizzazione (di fatto si impedisce il taglio di legname per uso industriale, gli importatori di legname, ottenuto da tagli legali ed illegali nel mondo, ringraziano!);
· turnazione del ceduo non superiore a venticinque anni (anche in presenza di situazioni stazionali di scarsa fertilità in cui il turno può arrivare a 30-35 anni, di fatto si vuole impedire l’uso del ceduo, non si capisce con quale coerenza con la necessità di utilizzare l’energia rinnovabile rappresentata dalla legna!)
· dal punto precedente consegue che nei boschi di età superiore a 25 anni sono ammesse esclusivamente tagliate per la conversione in alto fusto. Errato tecnicamente per quanto detto sopra e incoerente con le politiche di diversificazione e sostenibilità energetica;
· i lavori di taglio nelle fustaie da realizzarsi nel periodo compreso fra il 20 agosto e il 30 ottobre. Nelle fustaie di faggio, specie quelle oltre i 1000 metri di quota, di fatto non si potranno più effettuare tagli in quanto è impossibile gestire un cantiere forestale in soli 30 giorni utili lavorativi;
· i tronchi non dovranno essere trascinati direttamente sul terreno. Di fatto non si potranno più ottenere tronchi stante l’impossibilità di esboscarli, neanche con animali, che non possono certo portare a soma dei tronchi;
· inoltre il parco diventa il soggetto cui presentare le istanze di taglio, in totale spegio alla normativa regionale vigente, stabilendo persino una diversificazione “sotto o sopra i due ettari”. Peraltro l’eccessiva burocratizzazione richiesta di fatto sconsiglierebbe qualsiasi utilizzo economico della risorsa boschiva.

Ulteriori approfondimenti necessiterebbero poi le norme su selezione di matricine, ceppaie e polloni, le autorizzazioni preventive in materia di tagli di filari di pioppi (ma non è alboricoltura da legno?), il divieto assoluto di pascolo nei boschi (si pensi che l’Unione Europea ha inserito una misura che favorisce questa pratica quasi scomparsa nello Sviluppo Rurale…).

Inoltre non viene in alcun modo evidenziato il ruolo della pianificazione della gestione dei boschi, rendendo di fatto inutile lo sforzo, organizzativo ed economico, dei proprietari pubblici e privati di boschi di dotarsi di Piani di Gestione ed Assestamento né viene previsto alcun indennizzo per l’affievolimento dei diritti per l’uso civico di legnatico.

Un regolamento, quindi, improntato ad una filosofia fatta di soli vincoli e divieti, con tendenze vessatorie verso popolazioni ed operatori, senza alcuna proposta positiva in merito alla possibilità di attuare anche su questo territorio una seria politica di GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE che veda coniugarsi in modo armonico e condiviso la sostenibilità ambientale, la sostenibilità sociale e la sostenibilità economica, secondo le linee dettate dalla Unione Europea.

E’ da considerarsi infine, e non ultimo, che un regolamento sì fatto, se dovesse trovare applicazione, impedirebbe l’utilizzo in tutto il territorio del parco delle provvidenze per il settore forestale del Regolamento per lo Sviluppo Rurale 2007-2013, privando popolazioni ed operatori di quelle ingenti risorse e vanificando totalmente lo sforzo programmatorio della Regione.

Si ritiene quindi, per tutto quanto sopra esposto, che “Il Regolamento taglio boschi” approvato dal Commissario Straordinario debba trovare la più ferma opposizione da parte della Regione Abruzzo e di tutti gli Enti interessati, in quanto illegittimo, ma soprattutto totalmente irragionevole, sia al fine della protezione dell’ambiente, sia per l’ingiusto danno provocato alle popolazioni interessate, sia per il tentativo di eliminare qualsiasi attività boschiva.

In tal senso quindi di richiede una presa di posizione.
Distinti saluti

Giovanni Meuti - coordinatore

06 ottobre 2007

ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE COOPERATIVE FORESTALI

LA NUOVA POLITICA DI SVILUPPO RURALE: OPPORTUNITA’ PER LA GESTIONE SOSTENIBILE E LA MULTIFUNZIONALITA’ DELLE FORESTE ITALIANE E PER LA CRESCITA DELLA COOPERAZIONE


ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE COOPERATIVE FORESTALI

SABATO 13 ottobre 2007 – ORE 10,00
Sala Convegni Vivaio Forestale Regionale
“Fonte dell’Eremita” - ROCCARASO (AQ)


PROGRAMMA


Ore 9,00 – Registrazione dei partecipanti
Presiede: Rosaria NELLI – Presidente Confcooperative Abruzzo

ore 9,30 - Inizio dei lavori - Saluti delle autorità
Armando CIPRIANI - Sindaco di Roccaraso
Davide DE LAURENTIIS – Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato

Domenico MASTROGIOVANNI – Presidente GAL Abruzzo Italico Alto Sangro
Donantonio DE FALCIS – Direttore ARSSA
Giovanni MEUTI – Coordinatore dei Consorzi Forestali d’Abruzzo
Teodoro BOLOGNINI – Responsabile Nazionale Settore Forestazione Legacoop

ore 10,00 - Relazione
Gasper Rino TALUCCI – Presidente Nazionale Settore Forestazione e Multifunzionalità di Fedagri-Confcooperative

ore 11,00 - Interventi programmati
Davide Pettenella – Facoltà di Agraria dell’Università di Padova
Giuseppe Blasi – Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
Gianluca Carrabs - Assessore ai Territori montani e alle Politiche per la Montagna della Regione Marche
Marco Verticelli - Assessore Agricoltura, Foreste e Sviluppo Rurale della Regione Abruzzo

ore 12,30 - Dibattito

ore 13,30 - Conclusioni:

Paolo Bruni – Presidente Fedagri – Confcooperative

Buffet con prodotti tipici della cooperazione agricola abruzzese

14 settembre 2007

CLIMA, ENERGIA E COOPERAZIONE

13 settembre 2007: Fedagri - Confcooperative «Cooperazione forestale pronta a soddisfare il 20% del fabbisogno nazionale di calore attraverso le biomasse»
«La cooperazione forestale è in grado, nei prossimi cinque anni, di soddisfare il 20% del fabbisogno nazionale di calore attraverso l’impiego di biomasse».
Lo ha dichiarato il presidente di Fedagri – Confcooperative, Paolo Bruni, commentando le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, Pecoraro Scanio, rese nel corso della Conferenza sui Cambiamenti Climatici, sulla necessità di avviare un pacchetto sulla sicurezza ambientale in Italia.
Bruni ha ricordato la recente firma del Protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Ambiente e le centrali cooperative, in cui sono contenute le indicazioni su come le cooperative possono lavorare attivamente per la realizzazione degli obiettivi di Kyoto, tramite lo sviluppo delle energie rinnovabili, con particolare riguardo alla gestione delle filiere corte agro-forestali e ai sistemi di riscaldamento e teleriscaldamento che valorizzino i residui delle coltivazioni e i prodotti legnosi in genere.
«Esistono già molti progetti in atto per lo sviluppo di impianti di teleriscaldamento - ha spiegato Bruni - che riguardano in particolare i piccoli e medi comuni italiani e il futuro, se adeguatamente sostenuto dalle istituzioni e dalla politica, potrebbe portare il nostro Paese ad altissimi livelli di produzione di calore da biomasse».
«La cooperazione e l’associazionismo forestale - ha detto il presidente di Fedagri Confcooperative - sono in grado di produrre fino al 10% dell’energia rinnovabile in Italia e questa percentuale potrà raddoppiare entro il 2012».
La superficie forestale italiana, rileva Fedagri-Confcooperative, è di circa 10,7 milioni di ettari (erano 5,6 nel 1950), quella registrata dall’Istat come facente parte di aziende attive, invece, è di soli 4,5 milioni di ettari (era di 5,6 nel 1990).
«Ciò significa – ha commentato Fedagri Confcooperative – che più del 50% dei nostri boschi è abbandonato e questo si traduce in degrado, aumento degli incendi e del dissesto idrogeologico».
A partire da questi dati si evince che sono in atto due tendenze: da un lato la dinamica della superficie forestale caratterizzata da una graduale crescita collegata alla ricolonizzazione naturale di ex coltivi nelle zone collinari e montane, dall’altra la riduzione delle forme di gestione attiva del patrimonio forestale italiano.
Il risultato è che esistono 5,1 milioni di ettari, l’equivalente di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana messe insieme, al di fuori di qualsiasi contesto aziendale.
Considerata l’importanza cruciale dello sviluppo di produzioni alternative di energia e calore, non si può sottovalutare il patrimonio di risorse che l’Italia può utilizzare.
«In questo processo – ha concluso Bruni – la cooperazione può giocare un ruolo fondamentale poiché, meglio di altre forme imprenditoriali, può coniugare la necessità di gestire interventi di interesse pubblico e privato, con il mantenimento di efficienza di gestione e stabile occupazione».

11 settembre 2007

Fedagri: il 50% dei boschi italiani è abbandonato

"Con i suoi 10,7 milioni di ettari, la superficie forestale rappresenta il 35% del territorio italiano e più del 50% dei nostri boschi è abbandonato. Questo significa degrado, aumento degli incendi e del dissesto idrogeologico". Con queste parole, il presidente del Coordinamento tra le Organizzazioni della Cooperazione Agroalimentare, Paolo Bruni ha aperto il convegno su "I cambiamenti climatici e foreste - Verso la Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007", organizzato dalle quattro centrali cooperative Agricole e Forestali (Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Agci Agrital e Ascat Unci) e dall'assessorato ai Territori Montani e alle Politiche per la montagna della Regione Marche "La cooperazione propone una gestione attiva dell'attività forestale - ha proseguito Bruni - considerato anche il ruolo che le foreste giocano rispetto alla riduzione delle emissioni di gas combustibili, causa dei mutamenti climatici. Ma bisogna considerare che anche la deforestazione incide pesantemente su questi ultimi. Il 25-30% dei gas serra che ogni anno viene rilasciato nell'atmosfera (1.6 miliardi di tonnellate) è causato dalla deforestazione". Secondo il Coordinamento delle Centrali Cooperative, si dovrebbero creare nuovi serbatoi di carbonio mediante l'imboschimento o la riforestazione e adottare una silvicoltura sostenibile. La Fao ha calcolato che la ritenzione globale di carbonio derivante dalla diminuzione della deforestazione potrebbe, nei prossimi 50 anni compensare il 15% delle emissioni di carbonio provenienti dai combustibili fossili. La cooperazione forestale si candida come soggetto attivo della multifunzionalità sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici, con le sue 400 imprese tra cooperative, consorzi regionali e il Consorzio Appenninovivo Europa, che contano 7000 soci e un volume di attività di 300 milioni di euro. "Anche se il tema della gestione sostenibile delle foreste - ha aggiunto il presidente del Coordinamento - all'interno di quella che lo stesso ministro Pecoraro Scanio definì "la più grande opera pubblica del Paese" rimane ancora un obiettivo da perseguire, abbiamo salutato con favore i risultati concretizzatisi nella Finanziaria 2007, che prevede il finanziamento del Piano Forestale Nazionale. Abbiamo apprezzato anche il passaggio del DPEF 2008/2011, in cui si pone la gestione forestale fra i cinque ambiti di azione, attuativi dei principi comunitari. Questo passaggio rimanda all'imminente Legge Finanziaria 2008, dove questi intendimenti devono trovare concreta applicazione attraverso un'adeguata dotazione finanziaria e l'avvio della programmazione forestale" Al termine del convegno è stato ratificato il Protocollo d'intesa per interventi nelle aree naturali protette di rilievo nazionale, tra il Ministero dell'Ambiente e le centrali cooperative, del 1996. Di particolare importanza sono le integrazioni al protocollo che riguardano: l'impegno per la realizzazione degli obiettivi di Kyoto, tramite lo sviluppo delle energie rinnovabili (con particolare riguardo alla gestione delle filiere corte agroforestali e ai sistemi di riscaldamento e teleriscaldamento che valorizzino i residui delle coltivazioni e i prodotti legnosi); la realizzazione di opere pubbliche a basso impatto ambientale, con particolare riguardo all'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica per la difesa del suolo, la prevenzione dei dissesti e la manutenzione degli assetti idrogeologici, dei paesaggi agricolo-forestali e della biodiversità territoriale lo sviluppo della multifunzionalità nell'impresa agricolo-forestale per l'utilizzo delle risorse naturali locali rinnovabili, della valorizzazione dei prodotti tipici dei territori e del consolidamento della residenza nei territori rurali e montani un maggiore utilizzo delle cooperative agricolo-forestali come strumento di realizzazione di lavori, opere e servizi nelle aree protette nazionali per l'attuazione dei piani e programmi dei parchi, di accordi di programma e di interventi di coltivazione, miglioramento, studio e monitoraggio. In una recente intervista Jeremy Rifkin, rispondendo ad una domanda su quanto contano i comportamenti quotidiani per far fronte ai cambiamenti climatici, considerati dallo studioso una "vera emergenza" ha risposto che "la cooperativa è proprio il modello da seguire, è una rete ed è una rete distribuita; in cooperativa, poi, non ci si concentra tanto sugli utili quanto sulla condivisone e la condivisione può portare, si, a degli utili, ma principalmente al benessere diffuso per tutta la comunità". Dal Dossier Ministero Ambiente per Conferenza Cambiamenti climatici Cosa accade in Italia Il 37% dei litorali sabbiosi è arretrato negli ultimi 35 anni 1.500 chilometri di costa italiana sono da ridisegnare 80% in meno di zone umide nell'ultimo secolo Tra il 1850 e il 1980 si è perso il 40% dei ghiacci delle Alpi, tra il 1980 e il 2000 è svanito un altro 20% Cosa accade nel mondo Il litorale del Bangladesh ha cambiato fisionomia a causa dell'avanzare del mare Il Fiume Giallo impoverito, in alcune zone, non riesce a raggiungere il mare In Alaska l'oceano ha mangiato fino a tre metri di ghiaccio Siccità: Nel 2006 l'Autorità di vigilanza sulle risorse idriche n Italia ha prospettato un calo del 10% delle piogge e un calo della portata dei principali fiumi del 20% tra il 1994 e il 2004. Anche nel 2007 si è ripetuto l'allarme siccità con i preoccupanti dati sul calo di portata di laghi importanti come il lago di Garda e il lago Maggiore.