ANCHE UN CONCORSO PER VALORIZZARE IL SETTORE
In Italia gli alberi potrebbero essere un patrimonio immenso, ma in troppe Regioni non c'è pianificazione
MILANO - Un patrimonio immenso. Ma, salvo eccezioni, trascurato. I boschi italiani, le foreste che ricoprono il nostro Paese, si estendono per una superficie di 10.467.533 ettari, un gigantesco polmone verde che ricopre il 34,74% d’Italia. Abbiamo più boschi della Germania, coperta al 31% di alberi e della Francia, con un 28,6% di piante. Ma come per il patrimonio artistico, anche quello naturale in buona misura è abbandonato a se stesso.
FRAMMENTAZIONE - «In Italia c’è frammentazione: la superficie non è unitaria, ma costituita da tanti piccoli appezzamenti privati, alcuni curati e altri lasciati andare. E poi, strade, stradine e casette insediate nel bosco o ai suoi margini lo danneggiano irreparabilmente: andrebbero creati consorzi per gestire in maniera unitaria i boschi, organismi viventi che si proteggono permettendo loro di espandersi, muoversi, rinnovarsi, andare avanti e indietro. Invece, qui li blocchiamo costruendo. Il problema è politico», spiega il professor Bartolomeo Schirone, ordinario di selvicoltura e assestamento forestale all’Università della Tuscia. «Il nostro Paese potrebbe essere una potenza forestale di prima categoria, per posizione geomorfologica e ricchezza di specie potremmo produrre legnami che nessuno in Europa ha: le specie arboree native sono 85, ma non bastano, perché non abbiamo cultura», continua Schirone. «In molte regioni, e penso al Lazio, alla Basilicata, alla Calabria, i boschi e le foreste sono abbandonati al loro destino, in mano ai bracconieri, con animali allo stato brado, tagli abusivi, nessuna manutenzione. Gli incendi bruciano in media 40 mila ettari ogni anno. Ci sono anche esempi di regioni virtuose, come il Trentino, il Friuli, la Valle d’Aosta, una parte del Piemonte, dove è in atto un modello corretto di filiera bosco–legno: in queste zone le foreste sono gestite da comunità e consorzi montani che rispettano e conoscono il territorio e i suoi tempi. Perché un altro problema in selvicoltura è la pressione sulla foresta: come nelle monocolture si sono resi sterili i terreni con i concimi e i pesticidi, uccidendo ogni componente organica, lo stesso succede nelle foreste, dove la pressione sul suolo e sugli alberi per ottenere un guadagno immediato uccide l’ecosistema».
FORESTE SOSTENIBILI - In Italia sono sedici i corsi universitari in scienze forestali, alcuni di altissimo livello. Con un patrimonio boschivo in crescita del 19% in 25 anni e un abuso ambientale commesso da Nord a Sud d’Italia ogni 43 minuti (dato Wwf), un pensiero al futuro delle piante nell’Anno internazionale delle foreste che sta per concludersi va alle foreste sostenibili. Cosa sono? Sono quelle dove il legname tagliato non è mai superiore a quello che cresce e dove, dopo il taglio, gli alberi sono ripiantati o aiutati a rinnovarsi naturalmente, anche grazie alle piante morte nel bosco, che garantiscono la catena nutritiva. Sono foreste dove gli habitat degli animali selvatici sono rispettati e il sottobosco, gli arbusti e le piante minori svolgono una funzione protettiva del clima, del suolo e dell’acqua. Ma, la foresta certificata (Pefc, Programma internazionale di valutazione degli schemi di certificazione forestale), è molto di più. «Il Pefc Italia è l’organo nazionale del sistema internazionale di certificazione. Aderiscono proprietari forestali, consumatori, industriali e artigiani del legno. L’obiettivo è organizzare la filiera foresta–legno fornendo derivati da foreste e piantagioni gestite in modo sostenibile da un punto di vista economico, ambientale e sociale», spiega Antonio Brunori, segretario generale Pefc. «Attualmente risultano certificati secondo il sistema Pefc oltre 226 milioni di ettari tra Canada, Finlandia, Norvegia, Svezia, Germania, Francia e Austria. In Italia sono certificati 744.538 ettari, l’8% dei boschi: il Consorzio forestale dell’Amiata con 3 mila ettari di faggeta, 38 proprietari forestali in Friuli Venezia Giulia con una superficie di 67.348 ettari, altri 27 proprietari nel Veneto hanno certificato 35.195 ettari. L’Unione agricoltori–Bauer Bund, cioè 22.926 piccoli proprietari forestali della Provincia di Bolzano, ha certificato 250.643 ettari: si tratta della più grande superficie in Europa con queste caratteristiche. Il Consorzio dei Comuni trentini rappresenta altri 246.842 ettari di foresta produttiva distribuiti tra oltre 310 proprietari pubblici e privati».
BOSCO CERTIFICATO - Il legname proveniente da un bosco certificato, viene poi trasformato: le aziende possono richiedere la «Catena di custodia», una certificazione di tracciabilità del legno Pefc. In Italia sono 370 le aziende certificate, e vanno dal mobilio agli imballaggi, dai parquet alla carta, dall’edilizia alla carpenteria, dall’editoria ai giochi. Il marchio Pefc garantisce ai consumatori che l’origine del legno e della cellulosa, è legale e sostenibile. Così, comprando fazzoletti di carta, risme per la stampante, infissi per le finestre, mobili o pavimenti, si può scegliere che tipo di consumatore essere.
FOREST SKILL - E visto che dal rapporto uomo-bosco dipende la salvezza dell’ambiente e dunque la nostra -perché sono gli alberi che proteggono il territorio da disastri idrogeologici e filtrano l’aria migliorandone la qualità - alle foreste e alla loro conservazione è dedicato il concorso Forest Skill, che ha per scopo l’individuazione di idee innovative che valorizzino il patrimonio e vadano nella direzione di creare occupazione nell’ambito ambientale, che in quindici anni ha registrato un incremento nel comparto agro-forestale del 35,8 %, in quello turistico del 14% e nel segmento controllo e disinquinamento dell’8,4%. Organizzato dalla Fondazione italiana Accenture, dal Collegio delle Università milanesi e da IdeaTRE60, Forest Skill è aperto ai progetti più vari: dalla produzione di beni al recupero idrogeologico; dal miglioramento della qualità dell’aria alla valorizzazione della funzione rifugio per la fauna selvatica; dalla salvaguardia e conservazione di specie a rischio al recupero di frammenti di bosco. «Il concorso Forest Skill», conclude Bruno Ambrosini, segretario generale della Fondazione italiana Accenture, offre grandi opportunità ai giovani. Secondo l’Isfol (Istituto per lo sviluppo e la formazione professionale dei lavoratori) tra il 1993 e il 2008 gli occupati del settore ambientale sono passati da 263.900 a 372.100, e per i prossimi anni le stime parlano di un raddoppio. «L’ambiente è un ambito sul quale investire competenze, innovazione, risorse e talenti per creare nuove professioni e rivalutare quelle esistenti».
Anna Tagliacarne
da corrieredellasera.it